Riflessioni sul mio lavoro artistico
L’artista rieduca a guardare e a guardarsi.
Il silenzio sta nel vuoto e la struttura dell’oro nella meditazione verso il centro che accoglie come grembo fecondo, assorbe e riflette, porta alle soglie di un incontro. Si avverte una presenza di essenza che non si lascia vedere, ma conduce nell’infinito , infinitamente infinito.
L’incontro con il lavoro è un incontro con il mistero che riempie il vuoto.
Talvolta nell’opera troviamo costellazioni di spazi, di segni quotidiani e di assorbimento di linee tese nel navigare, nell’ orientare verso il cammino dell’aurora orientale bizantina e antica. Brandelli, impronte di terre purificate, lasciano pareti di lapislazzuli vivi di cielo.
In alcuni lavori vi è presente una frammentaria devastazione in cui le forze trovano inserimento nella scena, aggrega materia e segno ricreando una nuova armonia perduta che galleggia viva nel presente.
Le vibrazioni di un ipocentro mobile in rilassamento emettono onde di sensibilità corporea. Il tempo, modalità compositiva , è frazionato in attimi presenti che si espandono in pareti dal battito cardiaco accelerato. La nuova dimensione assorbe l’eternità nella contemplazione del suo silenzio sonoro. Ogni combustione parla di ciò che era prima: luce.
Il buio conserva la memoria della luce e la luce compie sempre il suo atto d’amore creando vita rigenerata. Il pieno e il vuoto come linguaggio dialettico tra buio e luce si alternano in costruzioni poetiche divenendo mappa di un arcipelago ideale.